Finanze vaticane: da Pio XI a Benedetto XVI by Benny Lai

Finanze vaticane: da Pio XI a Benedetto XVI by Benny Lai

autore:Benny Lai [Lai, Benny]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Business & Economics, Finance, General, Religion, Christianity, Catholic, Christian Church
ISBN: 9788849834444
Google: go9aLgEACAAJ
editore: Rubbettino
pubblicato: 2012-10-15T14:11:53+00:00


Note

Pio XI e il concordato

1. A.E.S. -Stati Ecclesiastici, pos. 515, fasc. 530-543.

2. «Il 7 gennaio 1921 il cardinale Donato Sbarretti, prefetto della Sacra Congregazione del Concilio inviava ai vescovi una circolare “sub secreto pontificio” in cui scriveva. “In vista della recente legge sulla nominatività dei titoli, molti Ordinari si sono rivolti a questa S. Congregazione del Concilio per avere istruzioni su come regolarsi in rapporto ai titoli fiduciari da essi posseduti e conservati nelle casse diocesane. È appena d’uopo avvertire che questa S. Congregazione, nel dare le istruzioni desiderate, mira unicamente a indicare i mezzi che sembrano più acconci e più appropriati per la sua applicazione concreta, in correlazione agli scopi leciti e nobilissimi di elevata utilità sociale, morale e religiosa, cui sono destinati quei titoli. Il Regolamento governativo per l’applicazione della citata legge non ancora è stato emanato, anzi si dice e si ripete con certa insistenza che la pubblicazione di esso, e quindi la nominatività dei titoli sia rimandata a tempo indeterminato, tuttavia questa S. Congregazione […]”». La circolare del dicastero prosegue allegando uno Schema di Statuto di associazione privata che ogni diocesi deve costituire. Archivio dell’autore.

3. F. MARGIOTTA BROGLIO, Italia e Santa Sede dalla Grande Guerra alla Conciliazione, Bari 1966, p.380.

4. La Legge delle Guarentigie con cui nel marzo del 1871 il governo italiano intese regolare unilateralmente i rapporti con la Santa Sede, dopo l’occupazione di Roma nel 1870, prevedeva la somma iniziale di lire 3.225.000 per cui, considerando il tempo trascorso e la capitalizzazione semestrale al 5 per cento, la somma da versare sarebbe stata più alta. Lo afferma Pio XI in un appunto fatto pervenire a Mussolini, tramite Pacelli in cui si afferma:

«I. Un calcolo, del quale anche Mussolini ammette l’equità e del quale deve anzi ammettersi la stretta giustizia, porta la somma da pagarsi alla Santa Sede dal Governo Italiano dopo 58 anni al 5% dalla somma iniziale di lire 3.225.000 a poco meno di quattro miliardi.

Si dice anche “la stretta giustizia”, perché nel 1871 l’offerta era fatta in condizioni tali che ne rendevano impossibile alla Santa Sede l’accettazione (quantità irrisoria – all’indomani dell’occupazione violenta).

II. Mussolini non è in colpa di tutte le spogliazioni avvenute ai danni della Santa Sede colla occupazione del Patrimonio di San Pietro e di Roma, prima e dopo di essa a danno della Santa Sede e delle Chiese d’Italia con gravissime e ancora oggi perduranti ripercussioni nella Santa Sede. Mussolini non lo farebbe né permetterebbe, ma sono la triste realtà.

III. L’Obolo di San Pietro è una meraviglia della Divina Provvidenza in favore della Chiesa, ma è incerto e fluttuante. Dopo la guerra, Paesi che davano, ora domandano alla Santa Sede aiuti, anche continuativi.

IV. I bisogni e le spese crescono sempre, necessariamente, non fosse che per il solo – desiderato, procurato e dovuto sempre più procurarsi – sviluppo delle opere di evangelizzazione e di santificazione. La Santa Sede non ha e non può usare i mezzi comuni per aumentare le risorse e le entrate.

V. Bisogna dunque considerare, anche per la



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